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venerdì 31 ottobre 2014

Linux Server Benchmark

** I/O Benchmark **

- write speed test
dd if=/dev/zero of=tempfile bs=1M count=1024 conv=fdatasync,notrunc

- read speed test
echo 3 > /proc/sys/vm/drop_caches
dd if=tempfile of=/dev/null bs=1M count=1024

- buffer-cache test
dd if=tempfile of=/dev/null bs=1M count=1024

- elimina file temp
rm tempfile


** CPU benchmark **

dd if=/dev/zero bs=1M count=1024 | md5sum

giovedì 30 ottobre 2014

Abilitare la Compressione Gzip su Nginx

Per abilitare la compressione gzip su Nginx bisogna editare il file /etc/nginx/nginx.conf, controllando che siano presenti e non commentate le seguenti righe:
gzip on;
gzip_disable "msie6";
gzip_vary on;
gzip_proxied any;
gzip_comp_level 6;
gzip_buffers 16 8k;
gzip_http_version 1.1;
gzip_types text/plain text/css application/json application/x-javascript text/xml application/xml application/xml+rss text/javascript;

Enable Gzip Compression on Nginx

For enabling gzip compression on Nginx it's necessary to edit the file /etc/nginx/nginx.conf, and check if are present and uncommented the following lines:
gzip on;
gzip_disable "msie6";
gzip_vary on;
gzip_proxied any;
gzip_comp_level 6;
gzip_buffers 16 8k;
gzip_http_version 1.1;
gzip_types text/plain text/css application/json application/x-javascript text/xml application/xml application/xml+rss text/javascript;

mercoledì 29 ottobre 2014

Google: Security on USB flash drives

Google announced its intention to adopt a new form of strong two-factor authentication technology conforms to the Universal Second Factor developed by Fast IDentity Online (FIDO) Alliance. U2F allows Chrome users to secure access to their Google account through a physical device such as a security USB flash drive. The FIDO Alliance was formed in February last year with the aim of enabling more advanced forms of authentication for the user to ensure access. While the safety key is still an option for users who want a more secure authentication, the current Google Authenticator method can always be adopted.

Google: la sicurezza su chiavette USB

Google ha annunciato di voler adottare una nuova forma di autenticazione forte a due fattori conforme alla tecnologia Universal Second Factor messa a punto dalla Fast IDentity Online (FIDO) Alliance. U2F consente agli utenti di Chrome un accesso sicuro agli account Google attraverso un dispositivo fisico come una chiavetta USB di sicurezza. La FIDO Alliance è nata nel febbraio dello scorso anno con l’obiettivo di abilitare forme più avanzate di autenticazione per l’utente per rendere sicuro l’accesso. Mentre la chiavetta di sicurezza è ancora un opzione per gli utenti che desiderano uno strumento più sicuro di autenticazione, l’attuale metodo Google Authenticator può essere sempre adottato.

lunedì 29 settembre 2014

How to Protect your Server Against the Shellshock Bash Vulnerability

On September 24, 2014, a GNU Bash vulnerability, referred to as Shellshock or the "Bash Bug", was disclosed. In short, the vulnerability allows remote attackers to execute arbitrary code given certain conditions, by passing strings of code following environment variable assignments.

Check System Vulnerability
On each of your systems that run Bash, you may check for Shellshock vulnerability by running the following command at the bash prompt:
env VAR='() { :;}; echo Bash is vulnerable!' bash -c "echo Bash Test"
Therefore, if you see the following output, your version of Bash is vulnerable and should be updated:
Bash is vulnerable!Bash Test
Fix Vulnerability: Update Bash
The easiest way to fix the vulnerability is to use your default package manager to update the version of Bash.

Update Bash to the latest version available via apt-get on Debian/Ubuntu:
sudo apt-get update && sudo apt-get install --only-upgrade bash

venerdì 26 settembre 2014

Utilizzare gli Hotspot Wi-Fi pubblici in modo sicuro


Utilizzare gli Hotspot Wi-Fi pubblici in modo sicuroSpesso è indispensabile accedere al web dal proprio dispositivo portatile. Ma è sicuro farlo utilizzando gli Hotspot pubblici? E' bene prestare attenzione ed adottare alcune accortezze...
Utilizzare una connessione VPN
Usando una rete pubblica si ha l'incognita che possibili vulnerabilità di tale infrastruttura consentano a terzi di portare a compimento azioni malevole, e tali azioni si concretizzano agendo direttamente sui dati scambiati dalla nostra scheda di rete con infrastrutture remote. Nel momento in cui è attivo il collegamento VPN tra due punti tutti i dati scambiati da tali dispositivi vengono sottoposti a crittografia, quindi anche l'eventuale presenza sulla rete pubblica di un malintenzionato non comporta rischi. Il vantaggio offerto consiste proprio nella possibilità di disporre di un collegamento reso sicuro da tecnologie crittografiche pur utilizzando un'infrastruttura di rete pubblica, ampiamente diffusa e disponibile a condizioni economiche vantaggiose rispetto a altre opzioni dedicate.
Usando una VPN va anche tenuto in considerazione il fatto che - solitamente - navigando sul web il traffico dal nostro PC verrà inviato verso l'altro punto terminale del tunnel, e poi da questo instradato verso la rete internet. In questo modo si sfrutteranno le risorse di sicurezza poste in essere dal fornitore del servizio VPN, forse ben più solide rispetto a quelle disponibili in mobilità.
Uno degli strumenti gratuiti più semplici ed utili è Hotspot Shield scaricabile gratuitamente e di facile installazione. L'utilizzo gratuito impone la visualizzazione di alcune pubblicità durante la navigazione, ma a parte questo fastidio l'utente potrà contare su una protezione VPN in pochi click. Questo strumento offre inoltre la possibilità di selezionare un Paese verso il quale instradare il proprio traffico scegliendo tra IP collocati in USA, Giappone e Australia: il traffico generato dal nostro PC verrà visto da terzi come proveniente da tali aree geografiche e in alcune situazioni questa caratteristica può rivelarsi utile.

venerdì 19 settembre 2014

Using Bookmarks in Eclipse

A useful feature in Eclipse that is somewhat hidden is the bookmarking feature. It lets you keep track of important places in your code and get back to them.

To add a bookmark simply click on menu Edit | Add Bookmark…

Utilizzare i Bookmarks in Eclipse

Una utilissima caratteristica di Eclipse, un pò nascosta, sono i Bookmarks. Essi consentono di tenere traccia dei posti importanti nel codice e tornarci su in un secondo momento.

Per aggiungere un bookmark basta cliccare sul menu Edit | Add Bookmark…

CoreOS - Una moderna distro Linux per l'esecuzione di cluster

CoreOS è una potente distribuzione Linux costruita per fare distribuzioni grandi e scalabili su varie infrastrutture, semplice da gestire. Sulla base di una build di Chrome OS, CoreOS mantiene un sistema host leggero e utilizza contenitori Docker per tutte le applicazioni. Questo sistema fornisce l'isolamento dei processi e consente anche alle applicazioni di essere spostate in tutto un cluster facilmente.

Per gestire questi cluster, CoreOS utilizza un archivio chiave-valore distribuito a livello globale chiamato etcd per passare i dati di configurazione tra i nodi. Questo componente è anche la piattaforma per il rilevamento dei servizi, consentendo alle applicazioni di essere dinamicamente configurate in base alle informazioni disponibili attraverso la risorsa condivisa.

Al fine di schedulare e gestire le applicazioni in tutta l'interezza del cluster, viene utilizzato uno strumento chiamato fleet. Fleet serve come init system per tutto il cluster e può essere utilizzato per gestire i processi attraverso l'intero cluster. Ciò rende facile configurare applicazioni altamente disponibili e gestire il cluster da un unico punto. Fa questo legando nel sistema systemd init di ogni singolo nodo.

Il design generale di un'installazione di CoreOS è orientato verso il clustering e la containerizzazione.

venerdì 5 settembre 2014

CoreOS - A modern Linux distro for running clusters

CoreOS is a powerful Linux distribution built to make large, scalable deployments on varied infrastructure simple to manage. Based on a build of Chrome OS, CoreOS maintains a lightweight host system and uses Docker containers for all applications. This system provides process isolation and also allows applications to be moved throughout a cluster easily.

To manage these clusters, CoreOS uses a globally distributed key-value store called etcd to pass configuration data between nodes. This component is also the platform for service discovery, allowing applications to be dynamically configured based on the information available through the shared resource.

In order to schedule and manage applications across the entirety of the cluster, a tool called fleet is used. Fleet serves as a cluster-wide init system that can be used to manage processes across the entire cluster. This makes it easy to configure highly available applications and manage the cluster from a single point. It does this by tying into each individual node's systemd init system.

The general design of a CoreOS installation is geared towards clustering and containerization.

mercoledì 2 luglio 2014

Traccia il tuo codice QR con Google Analytics

Per il monitoraggio dell'efficacia dei QR codes non c'è bisogno di investire in un costoso sistema di tracciamento. Qui di seguito possiamo vedere semplici e rapide istruzioni su come monitorare i risultati dei QR codes con Google Analytics. Cominciamo:

Passo 1 - Creare un URL di Monitoraggio Google per la tua campagna con QR-code
(IMPORTANTE: Si consiglia di impostare un URL di Monitoraggio separato per ogni campagna per la quale si usa un codice QR. In altre parole, è necessario crearne uno per il vostro annuncio sulla rivista in Rivista #1, uno per il vostro annuncio sulla rivista in Rivista #2, uno per il direct mail campagna #1, uno per il direct mail campagna #2, uno per il vostro poster in negozio, ecc)

  • Andare su Google Analytics URL Builder
  • Immettere le informazioni nelle caselle appropriate
  • Generare l'URL di Monitoraggio facendo clic sul pulsante "Invia"
  • Copiare l'URL generato per incollarlo in Passo 2

Passo 2 - Creare un QR-code con l'indirizzo che hai appena generato

martedì 24 giugno 2014

Track your QR Code with Google Analytics

For tracking the effectiveness of your QR codes you don't need to invest in an expensive tracking system. Below are quick and easy instructions on how to track your QR code results with Google Analytics. Let's get started:

Step 1 - Create a Google Tracking URL for your QR code campaign
(IMPORTANT NOTE: You should set up a separate tracking URL for each and every campaign for which you use a QR code. In other words, you should create one for your magazine ad in Magazine #1, one for your magazine ad in Magazine #2, one for your direct mail campaign #1, one for your direct mail campaign #2, one for your in-store posters, etc.)

  • Click through to the Google Analytics URL Builder
  • Enter in the information in the appropriate boxes
  • Generate your tracking URL by clicking the "Submit" button
  • Copy the generated URL for pasting into step 2

Step 2 - Create a QR Code with the URL you just generated

mercoledì 18 giugno 2014

Come bloccare notifiche ed inviti ai giochi su Facebook

Quando un amico ci invita ad un gioco, Facebook ci informa inviando una notifica. Alla ricezione della notifica possiamo disattivare le successive notifiche del gioco cliccando sulla X alla destra della notifica e scegliendo "Disattiva".








Per bloccare ulteriori inviti al gioco occorre visitare questa pagina che elenca tutte le richieste di app ricevute. Da questa pagina è possibile cliccare sulla X a fianco di ogni richiesta e scegliere così di bloccare il gioco, ignorare le richieste dell’amico o solamente di nascondere la richiesta.












Se decidete di bloccare il gioco questo sarà incluso all’elenco dei giochi e applicazioni bloccate, accessibili da questa pagina. Dalla stessa pagina potrete infine bloccare o sbloccare qualunque applicazione e gioco.

mercoledì 14 maggio 2014

The IBM SSD of the future is 275 times faster than the current

Using the phase-change memory IBM has been able to speed up the storage structure of the data up to 275 times. It's called "Project Theseus" and may one day replace the NAND Flash memory that we find in many electronic products, such as SSDs. It is the project of IBM, in collaboration with the University of Patras in Greece, and is the first attempt to handle phase change memory, NAND and DRAM in a single controller, all on a dedicated card.



The first results are sensational: performance from 12 to 275 times higher than the SSD with PCI Express interface. The phase change memory (PCM), is a non-volatile solution formed from an alloy calcogenura called GST, able to change phase (crystalline or amorphous) by a current which, through the memory cell, induces the phase change. This type of memory quickly switches between two states, also has been demonstrated the ability to assume intermediate states, in order to store two bits of information per cell. The PCM memory has a lower latency than the NAND, times of read/write much more rapid and can support millions of cycles in writing. In short, the paper is better. With the project Theseus IBM has managed to enter the PCM memory in a hybrid structure, in order to exploit the positive features, especially the very low latency. The company has used the memory in question as a cache or as a layer between the NAND and DRAM, developing a controller that can handle 2.8 GB of PCM (36 cells per 128-Mbit card, 5 cards in total) and giving rise to what which was called PSS (Prototype Storage Solution).

The PSS solution has completed most of the requests in less than 500 microseconds, reaching a maximum at 2000 microseconds, while MLC solutions have reached 14,000 and 20,000 microseconds. NAND TLC has done even worse, reaching 120,000 microseconds. Clear results, especially if you think that the PCM memory has been designed with a 90 nm CMOS Micron process, certainly not as the latest addition to production.

L'SSD IBM del futuro è 275 volte più veloce di quello attuale

Usando la memoria a cambiamento di fase IBM è riuscita a velocizzare la struttura di archiviazione dei dati fino a 275 volte. Si chiama "Progetto Teseo" e un giorno potrebbe rimpiazzare la memoria NAND Flash che ritroviamo in moltissimi prodotti elettronici, come gli SSD. È il progetto di IBM, in collaborazione con l'Università di Patrasso in Grecia, ed è il primo tentativo di far gestire memoria phase change, NAND e DRAM a un singolo controller, il tutto su una scheda dedicata.



I primi risultati sono clamorosi: prestazioni dalle 12 alle 275 volte superiori rispetto agli SSD con interfaccia PCI Express. La memoria phase change (PCM), in italiano "a cambiamento di fase", è una soluzione non volatile formata da una lega calcogenura chiamata GST, in grado di cambiare fase (cristallina o amorfa) mediante una corrente che, attraversando la cella di memoria, induce il cambiamento di fase. Questo tipo di memoria passa rapidamente tra due stati, inoltre è stata dimostrata la capacità di assumere stati intermedi, in modo da archiviare due bit d'informazione per cella. La memoria PCM ha una latenza inferiore rispetto alla NAND, tempi di lettura/scrittura molto più rapidi e può sostenere milioni di cicli in scrittura. Insomma, sulla carta è migliore. Con il progetto Teseo IBM è riuscita a inserire la memoria PCM in una struttura ibrida, in modo da sfruttarne le caratteristiche positive, soprattutto la bassissima latenza. L'azienda ha usato la memoria in questione come cache oppure come layer tra NAND e DRAM, sviluppando un controller capace di gestire 2,8 GB di PCM (36 celle per scheda da 128 Mbit, 5 schede in totale) e dando vita a quello che è stato chiamato PSS (Prototype Storage Solution).

La soluzione PSS ha completato la maggior parte delle richieste in meno di 500 microsecondi, arrivando al massimo a 2000 microsecondi, mentre le soluzioni MLC hanno raggiunto 14.000 e 20.000 microsecondi. La memoria NAND TLC ha fatto pure peggio, toccando i 120.000 microsecondi. Risultati abbastanza chiari, specie se si pensa che la memoria PCM è stata realizzata con processo a 90 nm CMOS di Micron, non certo l'ultima novità quanto a produzione.

sabato 10 maggio 2014

Apache2, ProFTP con Virtual FTP accounts su MySQL


Ecco una checklist per installare e configurare Apache2 + ProFTPd con Virtual FTP accounts su MySQL, con i corretti permessi sulle cartelle:
  1. Installare Apache2 con questo tutorial
  2. Installare ProFTPd con questo tutorial
  3. Aggiungere l'utente Apache "www-data" al gruppo "ftpgroup": usermod -a -G ftpgroup www-data
  4. Imposta la virtual webhost directory con: chown www-data:ftpgroup -R /var/yourvirtualwebdirectory
  5. Imposta i permessi con: chmod 775 -R /var/yourvirtualwebdirectory
  6. Reboot Apache2: service apache2 restart
  7. Reboot ProFTPd: service proftpd restart

Apache2, ProFTP with Virtual FTP accounts on MySQL


Here is a checklist for installing and setting up Apache2 + ProFTPd with Virtual FTP accounts on MySQL, with correct folders permissions:
  1. Install Apache2 with this tutorial
  2. Install ProFTPd with this tutorial
  3. Add the Apache user "www-data" to the group "ftpgroup": usermod -a -G ftpgroup www-data
  4. Set your virtual webhost directory as follows: chown www-data:ftpgroup -R /var/yourvirtualwebdirectory
  5. Set the permissions as follows: chmod 775 -R /var/yourvirtualwebdirectory
  6. Reboot Apache2: service apache2 restart
  7. Reboot ProFTPd: service proftpd restart

giovedì 17 aprile 2014

Come proteggere il server contro la vulnerabilità di Heartbleed OpenSSL

Importante Vulnerabilità di Sicurezza SSL
Lunedì, 7 aprile 2014, è stata comunicata una vulnerabilità di OpenSSL che è stata chiamata una delle peggiori falle di sicurezza nella storia recente di Internet. Il bug, chiamato il Heartbleed bug, è stato introdotto in OpenSSL versione 1.0.1. E' presente dal marzo del 2012 ed è patchato con OpenSSL versione 1.0.1g rilasciata il 7 aprile 2014. Il problema, etichettato CVE-2014-0160, è descritto in dettaglio qui.

Il bug consente a qualsiasi malintenzionato di leggere la memoria di un host vulnerabile, il che significa che tutte le chiavi che sono state utilizzate su un host con una versione vulnerabile di OpenSSL devono essere considerate compromesse. Le distribuzioni stanno aggiornando i loro pacchetti e spingendo gli aggiornamenti, ma gli utenti hanno bisogno di abbattere i più recenti pacchetti e revocare le chiavi precedenti basate su versioni insicure.

Vi mostrerò come aggiornare i propri sistemi con una versione sicura di OpenSSL, revocare i certificati SSL insicuri, e verificare se siete vulnerabili o meno.

Aggiorna il tuo Sistema
Il modo più semplice per aggiornare i pacchetti è quello di aggiornare l'intero sistema.

Su Ubuntu e Debian, puoi aggiornarlo digitando:
sudo apt-get update
sudo apt-get dist-upgrade
Se si desidera solo di aggiornare i pacchetti interessati, e non aggiornare l'intero sistema (consigliato solo se si ha motivo di ritenere che gli aggiornamenti agli altri componenti romperanno il vostro sistema), si possono selettivamente aggiornare i pacchetti OpenSSL digitando:
sudo apt-get install --only-upgrade openssl
sudo apt-get install --only-upgrade libssl1.0.0
Questo aggiornerà i pacchetti vulnerabili, lasciando il resto del sistema in uno stato non aggiornato.

Verifica i tuoi Numeri di Versione
Si consiglia di controllare la versione di OpenSSL dopo aver aggiornato il sistema.

Mentre OpenSSL versione 1.0.1g è il fix ufficiale di questo problema, la versione che corregge questo per diverse distribuzioni e versioni può variare. Alcune versioni e distribuzioni patchati le loro versioni più vecchie per risolvere il problema, piuttosto che rilasciare una versione completamente nuova in un vecchio, ecosistema stabile.

A causa di questo motivo, è meglio controllare attraverso il sistema di pacchettizzazione della vostra distribuzione, dal momento che il comando versione openssl potrebbe non riflettere le informazioni necessarie.

Releases DebianUbuntu e Versioni Corrette
Per i sistemi Debian e Ubuntu, ottieni la versione di OpenSSL digitando:
dpkg -l | grep "openssl"
Per gli utenti Debian, la release di Debian che si esegue determinerà la versione corretta per la correzione. Se la versione di OpenSSL è almeno recente come la versione elencata qui per la vostra distribuzione, dovreste essere protetti:
  • Debian 6 (Squeeze): Non influenzato (fornito con una versione precedente alla vulnerabilità)
  • Debian 7 (Wheezy): 1.0.1e-2+deb7u6
  • Debian testing (Jessie): 1.0.1g-1
  • Debian unstable (Sid): 1.0.1g-1

How to Protect your Server Against the Heartbleed OpenSSL Vulnerability

Important SSL Security Vulnerability
On Monday, April 7th 2014, an OpenSSL vulnerability was disclosed which has been called one of the worst security holes in recent internet history. The bug, called the Heartbleed bug, was introduced in OpenSSL version 1.0.1. It has been in the wild since March of 2012 and is patched with OpenSSL version 1.0.1g released on April 7th 2014. The problem, tagged CVE-2014-0160, is described in detail here.

The bug allows any attacker to read the memory of a vulnerable host, which means that any keys that have been used on a host with a vulnerable version of OpenSSL should be considered compromised. Distributions have been updating their packages and pushing out updates, but users need to pull down the most recent packages and revoke any previous keys based on insecure versions.

I'll show you how to update your systems with a secure version of OpenSSL, revoke any insecure SSL certificates, and test whether you are vulnerable or not.

Update your System
The easiest way to update your packages is to update your entire system.

On Ubuntu and Debian, you can update by typing:
sudo apt-get update
sudo apt-get dist-upgrade
If you only want to upgrade the affected packages, and not update the entire system (only recommended if you have reason to believe that upgrades to other components will break your system), you can selectively upgrade the OpenSSL packages by typing:
sudo apt-get install --only-upgrade openssl
sudo apt-get install --only-upgrade libssl1.0.0
This will upgrade the vulnerable packages while leaving the rest of your system in an un-upgraded state.

Checking your Version Numbers
You should check your version of OpenSSL after you have updated your system.

While OpenSSL version 1.0.1g is the official fix of this problem, the version that fixes this for different distributions and releases may vary. Some releases and distributions patched their older versions to fix the problem, rather than releasing an entirely new version into an older, stable ecosystem.

Because of this reason, it is best to check through your distribution's packaging system, since the openssl version command might not reflect the information we need.

Debian and Ubuntu Releases and Fix Versions
For Debian and Ubuntu systems, you get the current version of your OpenSSL package by typing:
dpkg -l | grep "openssl"
For Debian users, the release of Debian that you are running will determine the correct version for the fix. If your version of OpenSSL is at least as recent as the version listed here for your distribution, you should be protected:
  • Debian 6 (Squeeze): Unaffected (Shipped with older version prior to vulnerability)
  • Debian 7 (Wheezy): 1.0.1e-2+deb7u6
  • Debian testing (Jessie): 1.0.1g-1
  • Debian unstable (Sid): 1.0.1g-1

mercoledì 16 aprile 2014

Recharge an electronic device with your body

A group of Korean researchers of KAIST (Korea Advanced Institute of Science & Technology) has developed a system that can charge wearable devices by the warm of the human body.
What you see in the image could simply be integrated in wearable devices such as smartwatch, fitness bracelets and so on allowing the same to recharge, to the point of being completely autonomous, with this thermoelectric generator that takes the heat from our body, transforming it into electricity. This approach is not new, but the merit of these researchers is that they used inorganic materials that have allowed to maintain a reduced weight and size even managing to print circuits on an extremely flexible support and therefore easily wearable, in glass fiber. This will then allow not only to integrate perfectly within the devices, but also to be easily wearable.

È possible ricaricare un dispositivo elettronico con il proprio corpo? La risposta è affermativa ed ora si aprono un'infinità di nuovi scenari.

Ricaricare un dispositivo elettronico con il proprio corpo

Un gruppo di ricercatori Coreani del KAIST (Korea Advanced Institute of Science & Technology) ha realizzato un sistema in grado di ricaricare i dispositivi indossabili attraverso il calore del corpo umano.
Ciò che vedete nell'immagine potrebbe venir semplicemente integrato nei dispositivi indossabili come smartwatch, bracciali fitness e così via permettendo così ai medesimi di ricaricarsi, sino al punto di essere completamente autonomi, grazie a questo generatore termoelettrico che preleva il calore dal nostro corpo trasformandolo in energia elettrica. Si tratta di un approccio non nuovo, ma il merito di questi ricercatori è quello di aver utilizzato dei materiali inorganici che hanno permesso di mantenere un peso e delle dimensioni ridotte riuscendo anche a stampare i circuiti su un supporto estremamente flessibile, quindi facilmente indossabile, in fibra di vetro. Ciò permetterà quindi non solo di integrarli perfettamente all'interno dei dispositivi, ma anche di essere facilmente indossati.

È possible ricaricare un dispositivo elettronico con il proprio corpo? La risposta è affermativa ed ora si aprono un'infinità di nuovi scenari.

lunedì 31 marzo 2014

In autunno arriva l'iPhone 6, avrà lo schermo extralarge (4,7 e 5,5 pollici)

Un nuovo iPhone con lo schermo più grande. Secondo indiscrezioni che provengono dall'Asia, questa volta il Giappone, Apple sta preparando l'iPhone 6, l'ottava generazione del melafonino, con novità sostanziali per quanto riguarda le dimensioni dello schermo. Dopo soli due anni dal primo "allungamento" dell'iPhone, che con il modello iPhone 5 era passato da uno schermo da 3,5 a uno di 4 pollici, Apple avrebbe in cantiere non una ma ben due nuove "taglie" per il suo apparecchio mobile. In particolare, lo schermo seguirebbe la moda dei "phablets", grandi schermi che ibridano il telefono con un tablet, e starebbe preparando le versioni da 4,7 e 5,5 pollici.

Ci sono dubbi sull'effettiva versione da 5,5 pollici, ma parrebbe, secondo le fondi asiatiche riprese anche dal quotidiano giapponese Nikkei, che la versione da 4,7 pollici sia "sicura". Gli schermi dovrebbero essere preparati dalla nipponica Sharp e dalla coreana Samsung, mentre TSMC, produttore taiwanese di semiconduttori, sarebbe al lavoro per realizzare i chip contenuti all'interno della nuova generazione di telefonini di Apple.

È da tempo che si parla di una svolta per Apple nelle dimensioni dell'iPhone. Steve Jobs aveva sempre ribadito che un telefono da 3,5 pollici di diagonale era perfetto, ma poco dopo la sua morte in effetti era già stato lanciato il modello di iPhone 5 (e l'attuale iPhone 5s, esteticamente quasi identico al predecessore) con schermo da 4 pollici. Il beneficio in questo caso non era tanto nelle dimensioni complessive dello schermo quanto soprattutto nella sua lunghezza. I due centimetri in più hanno infatti permesso di rendere non più grandi ma più "lunghi" gli oggetti mostrati sullo schermo, siano esse pagine web, email, liste di icone, appuntamenti del calendario.

Ancora più interessanti le indiscrezioni relative alla data di uscita dell'apparecchio: Apple inizierebbe la produzione dell'iPhone 6 in primavera per avere in autunno pronto il primo contingente di pezzi: settembre potrebbe essere la data giusta per il debutto del telefono, in linea con le precedenti generazioni.
Apple segue fin dalla seconda generazione dei suoi telefoni (chiamati iPhone 3G per via della connettività su rete di terza generazione) una strategia di aggiornamento alternata: un anno viene presentato un prodotto differente in maniera sostanziale dalla generazione precedente, l'anno dopo viene presentata una versione aggiornata e più raffinata del prodotto mantenendo però le specifiche di massima e soprattutto l'estetica. Questo potrebbe giustificare quindi un differente telefono rispetto a quelli sinora realizzati con schermo sempre più grande. Il mercato sembra chiederlo, e la concorrenza già da tempo cavalca questa ondata di schermi maxi, a partire da Samsung che ha praticamente inventato il genere ma anche LG, Sony e Nokia hanno a listino prodotti con schermi di generose dimensioni. Gli analisti da tempo insistono che il fattore di forma di Apple è troppo "limitato": buona ultima anche Isi Group dichiara che più del 30% dei possessori di iPhone pagherebbe una versione nuova del suo apparecchio con un prezzo premio pur di avere uno schermo maggiorato.

Coelux, con led e nanotecnologie la luce artificiale diventa naturale

Un innovativo sistema di illuminazione per interni imita alla perfezione i raggi del sole in un cielo terso. Inventato da un italiano, debutta oggi alla fiera Light + Building di Francoforte.
Immaginate di non avere più lampadari, lampade a terra o applique, ma che la vostra stanza sia illuminata da un’apertura nel soffitto in cui si intravede un angolo di cielo e da cui entra la luce calda del sole. È questa la rivoluzionaria novità appena presentata a Light+Building, la fiera dedicata all’architettura della luce, in programma a Francoforte fino al 4 aprile. Un progetto tecnologico chiamato CoeLux e in arrivo dall’Italia, ad opera del professor Paolo Di Trapani, docente di fisica presso il Dipartimento di Scienze ed Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria a Como.



Di Trapani ha sperimentato per oltre dieci anni la possibilità di imitare, attraverso la tecnologia, la luce naturale e i fenomeni luminosi descritti nel libro Light and Color in the Outdoor, un classico pubblicato nel 1937 dall’astronomo olandese Marcel Minnaert, in cui si rivelano i segreti scientifici dietro fenomeni ottici come la sovrapposizione di ombre, gli arcobaleni, le albe e i tramonti, il colore del cielo, e così via. Così attraverso la continua sperimentazione, il professore e il suo team, hanno messo a punto questa finta apertura nel soffitto che proietta all’interno una luce che imita alla perfezione i raggi del sole irradiati attraverso un cielo terso. L’illusione di trovarsi all’aria aperta è resa possibile dall’utilizzo di Led di ultima generazione, in grado di riprodurre lo spettro della luce solare, ma anche da sistemi ottici capaci di direzionarne i raggi e di nanotecnologie con cui è possibile riprodurre quel particolare fenomeno che è la diffusione delle onde luminose (e che spiega scientificamente perché il cielo assume ai nostri occhi il colore blu).

La portata innovatrice dell’invenzione va ben oltre l’aspetto puramente architettonico ed estetico: basta pensare a quanto l’esposizione alla luce naturale influenza l’umore delle persone e a quanto la sua mancanza, soprattutto nei Paesi nordici, sia percepito come un vero problema sanitario. Non a caso il progetto è stato finanziato dall’Unione Europea, nell’ambito del suo programma volto a promuovere l’innovazione tecnologica. E oltre all’invenzione in sé, l’UE ha concesso fondi anche per le prime applicazioni sperimentali: l’illuminazione di spazi chiusi in cui sono coinvolti vari partner tra cui la Metropolitana Milanese. Alberghi, centri commerciali, uffici, musei, aeroporti e perché no, appartamenti, sono i luoghi la cui percezione sensoriale potrebbe essere cambiata per sempre da CoeLux, che propone agli utenti la possibilità di intervenire artificialmente sull’effetto luminoso, con alcune scenografie predeterminate, in cui la luce entra nella stanza a 30, 45 o 60 gradi, a seconda se si desideri avere l’illusione di trovarsi nei Paesi nordici, nel Mediterraneo oppure ai Tropici.

venerdì 14 marzo 2014

pCell, Internet mille volte più veloce rispetto agli standard 4G

Le tecnologie di connettività di rete wireless si evolvono in maniera sensazionale dal punto di vista della velocità. Tuttavia, anche nelle grandi città è ancora possibile incorrere in perdite di segnale, perdita di velocità o cadute della connessione ad internet ed in altri inconvenienti a cui ormai siamo tristemente abituati.

Ad ovviare alle problematiche sopra citate sembra voler intervenire una piccola startup americana, nota con il nome di Artemis. Fondata nel 2011, la società lavora da allora su pCell, uno standard di reti wireless che potrebbe sovrapporsi alle attuli reti 4G LTE, o almeno farlo nelle grandi città.

Allo stato attuale, il segnale di rete cellulare viene diffuso da torri che devono essere disposte lungo il territorio in maniera efficace. Man mano che ci si allontana dalla torre il segnale diventa sempre più debole, ma se due torri si trovano a distanza troppo ravvicinata possono creare delle interferenze allo stesso segnale ricevuto dal dispositivo. Al tempo stesso, se troppi utenti si agganciano alla stessa torre un sovraccarico della rete può portare ad instabilità e lentezza della connessione ad internet.

Artemis pCell, pWave

L'approccio operato da Artemis con pCell è estremamente diverso e si avvale della possibilità di poter alimentare il segnale con un numero elevato di apparecchi, chiamati pWave (dalle dimensioni analoghe a quelle dei router Wi-Fi), disposti a distanze relativamente ravvicinate. Ogni apparecchio è in grado di inviare un segnale di qualità estremamente superiore rispetto alle tradizionali torri, anche se ad una distanza parecchio più limitata.

Pertanto, piuttosto che cercare di evitare la collisione fra due segnali provenienti da torri diverse, pCell sfrutta la presenza ravvicinata di più pWave combinando il segnale proveniente da più apparecchi ed inviandolo ad un singolo utente. Secondo la società questo potrebbe permettere velocità fino a 1000 volte superiori rispetto agli attuali standard di rete 4G LTE in presenza di un "buon segnale".

Se questo non bastasse, le singole pWave utilizzano un trasmettitore da 1mW per diffondere i dati, garantendo un consumo energetico estremamente contenuto sui dispositivi di oggi, ed ancora più ridotto quando la tecnologia sarà pienamente compatibile sui terminali di domani che utilizzeranno chip appositi per la ricezione del segnale di pCell. La società vanta un consumo energetico, in quest'ultimo caso, inferiore a quello dei chip Wi-Fi inseriti sugli iPod touch di ultima generazione.

Artemis ha già pianificato il lancio di pCell nel quarto trimestre del 2014, inizialmente solo nella città di San Francisco. La società è al lavoro con un partner commerciale che gli permetterà di installare le pWaves su circa 350 edifici nella città, che dovrebbero essere sufficienti a coprire gran parte della superficie della metropoli americana.

A detta di Steve Perlman, CEO di Artemis, pCell potrebbe raggiungere molti altri mercati già a partire dal 2015, anche se bisognerà vedere quale sarà l'accoglienza degli abitanti di San Francisco, e se il primo collaudo porterà realmente ai risultati annunciati dalla startup.

giovedì 13 marzo 2014

Anti-smog drones in China

The issue of pollution is undoubtedly one of the most delicate in the world, which requires serious and decisive interventions that may stem as much as possible this real plague that year after year helps to change for the worse our planet causing great problems. In this context, unfortunately, is positioned China which as a result of the considerable economic growth in recent years, attributable in particular to the industrial development of the country, has led to a significant increase in the pollution generated in the country, and right to confront these problems, China has confirmed its intention to adopt appropriate drones to fight pollution.

Parafoil drone anti-smog

This ambitious project is followed by China Meteorological Administration and realized by Aviation Industry Corp of China. It is, in essence, the creation of drones without pilots, called Parafoil, designed to fly over major cities in China and equipped with about 700 kilograms of chemical anti-smog able to get in touch with the polluting particles and dispersing them and making them lock so harmless. With the adoption of this system, it should be possible to combat pollution, but considering the magnitude of the problem, it may not be enough.

Droni anti-smog in Cina

La questione dell'inquinamento è senza dubbio una delle più delicate in tutto il mondo, che necessita di interventi seri e decisi che possano arginare il più possibile questa vera e propria piaga che anno dopo anno contribuisce a cambiare in peggio il nostro pianeta generando problemi non indifferenti. In questo contesto, purtroppo, si posiziona la Cina, che a seguito del notevole sviluppo economico registrato negli ultimi anni, da attribuire in particolare allo sviluppo industriale del paese, ha portato ad un aumento notevole dell'inquinamento generato nel paese, e proprio per fronteggiare queste problematiche, la Cina ha confermato l'intenzione di adottare appositi droni per combattere l'inquinamento.

Parafoil drone anti-smog

Questo ambizioso progetto è seguito dal China Meteorological Administration e realizzato dall'Aviation Industry Corp of China. Si tratta, sostanzialmente, della creazione di droni senza piloti, chiamati Parafoil, realizzati per sorvolare le principali città della Cina e dotate di circa 700 chilogrammi di sostanze chimiche anti-smog in grado di entrare in contatto con le particelle inquinanti e bloccarle disperdendole e rendendole così innocue. Con l'adozione di questo sistema, dovrebbe essere possibile combattere l'inquinamento, ma considerando l'entità del problema, potrebbe anche non essere sufficente.

martedì 4 marzo 2014

CarPlay, Siri on the car

Presented CarPlay, realization of the project iOS in The car: for the time Cupertino brings his services on Ferrari, Mercedes and Volvo.

CarPlay represents the product with which the project iOS in the car comes to life: anticipated for some time, is the strategy of Cupertino to fit and move in a rapidly evolving field such as the automotive industry. One area in which - surprise - is also strong and concrete involvement of Google, which would be finalizing its Projected Mode to connect Android devices to the electronics of the car, and Microsoft, which has collected the first no by Ford. Even the legislature, on the other hand, is proving to accept the technology in the car and - pending a decision on the use of Google Glass - A California court has recognized the opportunity to look at maps while driving on a smartphone.

With CarPlay Cupertino intends to offer "iPhone users a way to easily make calls, use Maps, listen to music and access your messages with just a word or a touch." In practice, the technologies of voice control and assistance of Siri were brought from Apple directly on the car, to which you can connect their devices with the Apple: A simple key will allow access to the control features of Siri directly from the steering wheel, without distractions.

CarPlay will be previewed on models from Ferrari, Mercedes-Benz and Volvo, but later will also come on the cars of the other partners of Apple: BMW Group, Ford, General Motors, Honda, Hyundai Motor Company, Jaguar Land Rover, Kia Motors, Mitsubishi Motors, Nissan Motor Company, PSA Peugeot Citroen , Subaru, Suzuki and Toyota Motor Corp.

The most outstanding benefit of this integration, in addition to easy control of music functions, seems clearly to be linked to the navigation system to guide: CarPlay gives driving directions and provides intuitive navigation instructions, traffic conditions and estimated arrival time. Furthermore, such information may also be displayed on the integrated display of the car.

CarPlay, Siri dietro al volante

Presentato CarPlay, concretizzazione del progetto iOS in The car: per il momento Cupertino porta i suoi servigi su Ferrari, Mercedes e Volvo.

CarPlay rappresenta il prodotto con cui il progetto iOS in the car prende vita: anticipato già da tempo, rappresenta la strategia di Cupertino per inserirsi e muoversi in un settore in piena evoluzione come quello dell'industria automobilistica. Un settore in cui - sorpresa - è forte e concreto anche l'interessamento di Google, che starebbe portando a termine il suo Projected Mode per collegare i dispositivi Android all'elettronica delle auto, e di Microsoft, che però ha incassato il primo no da parte di Ford. Anche il legislatore, d'altra parte, sta dimostrando di accettare la tecnologia in auto e - in attesa di una decisione sull'impiego dei Google Glass - un tribunale della California ha riconosciuto la possibilità di guardare durante la guida alle mappe visualizzate su uno smartphone.

Con CarPlay Cupertino intende offrire "agli utenti iPhone un modo incredibilmente intuitivo per effettuare chiamate, utilizzare Mappe, ascoltare musica e accedere ai messaggi con solo una parola o un tocco". In pratica le tecnologie di controllo vocale e l'assistenza di Siri sono state portate da Apple direttamente sulle macchine, a cui sarà possibile collegare i propri dispositivi con la Mela: un semplice tasto permetterà di accedere alle funzioni di controllo di Siri direttamente dal volante, senza distrazioni.

CarPlay sarà presentata in anteprima su modelli Ferrari, Mercedes-Benz e Volvo, ma in seguito arriverà anche sulle automobili degli altri partner di Apple: BMW Group, Ford, General Motors, Honda, Hyundai Motor Company, Jaguar Land Rover, Kia Motors, Mitsubishi Motors, Nissan Motor Company, PSA Peugeot Citroën, Subaru, Suzuki e Toyota Motor Corp.

Il vantaggio più rilevante di questa integrazione, oltre al facile controllo delle funzioni musicali, sembra chiaramente essere quello legato al navigatore satellitare alla guida: CarPlay offre indicazioni di guida intuitive e fornisce istruzioni sulla navigazione, sulle condizioni del traffico e sul tempo stimato all'arrivo. Inoltre tali indicazioni potranno essere visualizzate anche sul display integrato dell'auto.

lunedì 27 gennaio 2014

Mysql error 1093 - Can't specify target table for update in FROM clause

Queries of the following type can not be run on MySQL, because in a DELETE query you can not specify the same table both on FROM and on WHERE:
DELETE FROM story_category
WHERE category_id NOT IN (
        SELECT DISTINCT category.id AS cid FROM category 
        INNER JOIN story_category ON category_id=category.id
)
We must therefore modify the query as follows:
DELETE FROM story_category
WHERE category_id NOT IN (
    SELECT cid FROM (
        SELECT DISTINCT category.id AS cid FROM category 
        INNER JOIN story_category ON category_id=category.id
    ) AS c
)

Mysql error 1093 - Can't specify target table for update in FROM clause

Query del seguente tipo non possono essere eseguite su MySQL, perchè in una query DELETE non è possibile specificare la stessa tabella sia in FROM che in WHERE:
DELETE FROM story_category
WHERE category_id NOT IN (
        SELECT DISTINCT category.id AS cid FROM category 
        INNER JOIN story_category ON category_id=category.id
)
Bisogna perciò modificare la query nel seguente modo:
DELETE FROM story_category
WHERE category_id NOT IN (
    SELECT cid FROM (
        SELECT DISTINCT category.id AS cid FROM category 
        INNER JOIN story_category ON category_id=category.id
    ) AS c
)

giovedì 23 gennaio 2014

The green house will be 3D printed in 24 hours

The revolutionary robot of Professor Behrokh Khoshnevis can print in 3D a house of 230 square meters in 24 hours. The technology was developed at the University of Southern California. The device is based on the principles of the countour crafting, a process of three-dimensional printing for large objects that proceeds layer by layer. The use of this process limits the waste of electricity and emissions harmful to the environment.


How it's done
The 3D printer has two large arms similar to the crane and a cross beam that carries the printhead. The whole machine runs through the tracks and can work simultaneously on all parts of the house. Professor Khoshnevis believes that the printer can build a two-storey house in just one day. Because the printer is doing its job, the surrounding space must be prepared and must be the foundation already in place. The innovative 3D technology for large structures could revolutionize the construction industry and fill the growing demand for houses in urban centers.

Why it's good for the environment
Garbage is a major problem in conventional construction methods. To erect a single-family home generates between 3 and 7 tonnes of garbage. In addition, resources are dispersed and this contributes greatly to harmful emissions. In general, with the new technique using fewer materials, not wasting raw materials and uses less electricity. The means used to transport materials can only make a round trip and one return, reducing the use of fuel.

La casa green si stamperà in 3D in 24 ore

Il rivoluzionario robot del professor Behrokh Khoshnevis può stampare in 3D una casa di 230 metri quadri in 24 ore. La tecnologia è stata sviluppata presso la University of Southern California. Il dispositivo è basato sui principi del countour crafting, un processo di stampa tridimensionale per oggetti di grandi dimensioni che procede strato per strato. Il ricorso a questo processo limita lo spreco di energia elettrica e le emissioni dannose per l'ambiente.


Com'è fatta
La stampante in 3D ha due grandi braccia simili a gru e una trave trasversale che trasporta la testina di stampa. L'intera macchina scorre attraverso binari e può lavorare simultaneamente su tutte le parti della casa. Il professor Khoshnevis crede che la stampante possa costruire una casa di due piani in appena un giorno. Perché la stampante faccia il suo lavoro, lo spazio circostante deve essere preparato e le fondamenta devono essere già al loro posto. L'innovativa tecnologia in 3D per le larghe strutture potrebbe rivoluzionare l'industria edile e colmare la crescente domanda di case nei centri urbani.

Perché fa bene all'ambiente
I rifiuti sono il problema maggiore nei metodi di costruzione convenzionali. Per erigere una casa unifamiliare generano dalle 3 alle 7 tonnellate di rifiuti. Inoltre, vengono disperse risorse e ciò contribuisce notevolmente alle emissioni dannose. In generale, con nuova tecnica si usano meno materiali, non sprecando materie prime e si usa meno energia elettrica. I mezzi usati per il trasporto dei materiali possono fare soltanto un viaggio di andata e uno di ritorno, riducendo l'impiego di carburante.

lunedì 13 gennaio 2014

The pasta of the future will be on the table thanks to a 3D printer

The pasta of the future will be on the table thanks to a 3D printer. A big step forward in their creativity in the kitchen for many cooks. And realize your own pasta it will not be difficult. Depend upon the imagination and artistic abilities of each one. We speak of a simple printer, but in 3D, such as the one developed by Barilla and by the Dutch company TnO to carry out the pasta with the shape you want and that you can print directly to your home. The process seems to be simple enough: virtually designed a new type of pasta, we will proceed to print. The printer layer after layer solidify the desired shape releasing a special ink, thus creating the desired shape of pasta.

 The innovative 3D printer created by the synergy between the multinational of the pasta and the Eindhoven society allow you to design and implement dried pasta shapes of various kinds. In a short time we will find the 3D printer for the pasta in restaurants, but in a not too distant future we will have a course in home.

La pasta del futuro sarà in tavola grazie ad una stampante 3D

La pasta del futuro sarà in tavola grazie ad una stampante 3D. Un bel passo in avanti quanto a creatività in cucina per molti cuochi. E realizzarsi la pasta da soli non sarà poi difficile. Dipenderà dalla fantasia e dalle capacità artistiche di ognuno. Parliamo di una semplice stampante, ma in 3D, come quella messa a punto da Barilla e dalla società  olandese TnO per realizzare la pasta con la forma che desideri e che potrai stampare direttamente a casa tua.  Il procedimento sembra abbastanza semplice: progettato virtualmente un nuovo formato di pasta, si procederà alla stampa. La stampante strato dopo strato solidificherà la forma desiderata sprigionando un inchiostro particolare creando così il formato di pasta desiderato.

 L’innovativa stampante 3D creata dalla sinergia fra la multinazionale della pasta e la società di Eindhoven consentirà di disegnare e realizzare  formati di pasta secca di vario genere. Tra non molto troveremo la stampante 3D per la pasta nei ristoranti, ma in un futuro non molto lontano ne avremo una certamente anche in casa.

venerdì 10 gennaio 2014

Script for checking if a file exists on Windows

Use this shell script to check for existence of a file on Windows. It was useful many times during the execution of tasks with certain conditions to check...
if exist "file_path_here" (echo "file exists") else (echo "file doesn't exist")

Script per controllare l'esistenza di un file su Windows

Usare questo script per controllare l'esistenza di un file su Windows. Mi è tornato utile molte volte durante l'esecuzione di task con determinate condizioni da controllare...
if exist "percorso_file_qui" (echo "il file esiste") else (echo "il file non esiste")

Come "pinnare" su Pinterest da ovunque (Google Immagini, Facebook...)

Se usi Google Chrome come browser, pinnare su Pinterest è semplice come cliccare un bottone con l'estensione Pinterest Chrome extension. Essa consente di trovare immagini, video, canzoni o altre cose "pinnabili" in tutto il web e pinnarle facilmente sulle tue bacheche.

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Per installarla, dal Chrome Web Store bisogna cliccare su Add to Chrome.

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How to pin on Pinterest from everywhere (google images, facebook...)

If you use the Google Chrome browser, pinning on Pinterest is now as easy as clicking a button with the Pinterest Chrome extension. It allows you to find images, videos, songs or other pinnable stuff across the web and easily pin them to your boards.

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To install, simply head on over to the Chrome Web Store and click Add to Chrome.

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iOptik science fiction contact lenses at CES 2014

Innovega has contact lenses that see beyond the human eye, capable of making already old Google Glasses. Anyone who has ever dreamed of a science fiction future in which interfaces are floating in front of us and the information does not exist on the screens, but are projected in front of our eyes, chances are you will soon be able to touch all these things thanks to the market of wearable technologies that making inroads with great anticipation.

With its system iOptik lenses wearable developed by startup Innovega offering its futuristic vision that we have always seen in the movies and now can become reality. The company has designed the special contact lenses that are also headlamps of information. It is a great innovation that goes far beyond what Google has promised with his glasses smart Google Glass.

Real display mounted on the eyes of the people, as is the case of the lenses above, or simpler devices such as augmented reality can be the Google Glass, the fact remains that this kind of products are ready to be at the forefront of technology wearable. One of the biggest obstacles right now is that, while technology can provide unprecedented performance, yet few have the opportunity to test these devices, and certainly when they arrive on the mass market costs will be high.

Innovega clearly knows what he wants to do in his immediate future: making the best view for all, through a pair of contact lenses, but not only. "Several companies have developed hardware to adapt to smart glass. We want to improve the view for all through a pair of contact lenses and for those who wish, increase with network information through the glasses."

Making a direct comparison with the Google solution, Innovega says that "in comparison with the Google Glass giving a vision equivalent to that of a smartphone placed 60 cm in front of the eyes, iOptik has a resolution six times higher and 20 times the viewing area available."

Innovega, who presented his device iOptik augmented reality on the head of a mannequin at CES last year, he was confident in the fact of being able to bring the technology to market soon. The company, headed by CEO Stephen Willey, is back at CES 2014, but this year with a fully functional prototype.

Once worn, the lenses allow you to have a clear and comparable to what can be seen through a microscope. "Imagine segments of the skin on a finger which, by the use of contact lenses, become more defined and distinguishable to the naked eye," explains Innovega. In this way, the eye becomes like that of Superman, in fact capable of recognizing people, cars and objects to tens of meters away.

For those who want something more than the lenses you can wear glasses with embedded micro projectors that interact with applications and multimedia content, creating a perfect experience and improved style of Google Glass.

Using both lenses glasses, promises Innovega, the wearer of the device can recognize items, manage multiple windows on the panel that is projected in front of him, without going to harm the visual field.

iOptik, lenti a contatto fantascientifiche al CES 2014

Innovega presenta lenti a contatto che vedono oltre l'occhio umano, capaci di rendere già vecchi gli occhiali Google Glass. Chiunque abbia mai sognato un futuro fantascientifico in cui le interfacce fluttuano davanti a noi e le informazioni non esistono sugli schermi, ma sono proiettate davanti ai nostri occhi, è probabile che presto potrà toccare con mano tutte queste cose grazie al mercato delle tecnologie indossabili che si sta facendo strada con grande anticipo.

Con il suo sistema iOptik, le lenti indossabili sviluppate dalla startup Innovega propongono proprio quella visione futuristica che abbiamo sempre visto nei film e che oggi può diventare realtà. La società ha infatti progettato delle lenti a contatto speciali che sono anche dei proiettori di  informazioni. Si tratta di una grossa innovazione che va ben oltre ciò che Google ha promesso con i suoi occhiali smart Google Glass.

Dei veri display montati sugli occhi delle persone, come è il caso delle lenti di cui sopra, o più semplici dispositivi di realtà aumentata come possono essere i Google Glass, resta il fatto che prodotti di questo genere sono pronti per essere l'avanguardia della tecnologia indossabile. Uno degli ostacoli più grandi ora è che, mentre la tecnologia può garantire prestazioni senza precedenti, ancora pochi hanno la possibilità di testare tali dispositivi e di certo quando arriveranno sul mercato di massa i costi saranno elevati.

Innovega ha ben chiaro cosa vuole fare nel suo immediato futuro: rendere la vista migliore per tutti, attraverso un paio di lenti a contatto, ma non solo. "Diverse aziende sviluppano hardware da adattare agli smart glass. Noi vogliamo migliorare la vista per tutti attraverso un paio di lenti a contatto e, per chi desidera, aumentarla con le informazioni della rete attraverso gli occhiali."

Facendo un diretto confronto con la soluzione di Google, Innovega dice che "a confronto con i Google Glass che danno una visione equivalente a quella di uno smartphone posto a 60 centimetri davanti agli occhi, iOptik ha una risoluzione sei volte maggiore e 20 volte l’area visiva a disposizione".

Innovega, che ha presentato il suo dispositivo iOptik di realtà aumentata sulla testa di un manichino al CES lo scorso anno, era fiduciosa nel fatto di riuscire a portare la tecnologia presto sul mercato. L'azienda, guidata dal CEO Stephen Willey, è di nuovo al CES 2014, ma quest'anno con un prototipo perfettamente funzionante.

Una volta indossate, le lenti permettono di avere una visione chiara e paragonabile a ciò che si può vedere attraverso un microscopio. "Immaginate segmenti della pelle su un dito che, mediante l’uso delle lenti a contatto, diventano più definiti e distinguibili che ad occhio nudo", spiega Innovega. In questo modo, l'occhio diventa come quello di Superman, capace infatti di riconoscere persone, automobili e oggetti a decine di metri di distanza.

Per chi vuole qualcosa in più, oltre le lenti è possibile indossare gli occhiali, che integrano dei micro proiettori che interagiscono con applicazioni e contenuti multimediali, creando una perfetta e migliorata esperienza in stile di Google Glass.

Usando sia le lenti che gli occhiali, promette Innovega, chi indossa i dispositivi potrà riconoscere elementi, gestire diverse finestre sul pannello che si proietta di fronte a lui, senza andare a nuocere il campo visivo.
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